I disturbi del comportamento alimentare costituiscono un insieme molto vasto: andiamo a vedere quali sono i più comuni e diffusi, da dove nascono, come si manifestano e quali possono essere i fattori di rischio
I disturbi del comportamento alimentare sono aumentati negli ultimi decenni tanto da essere ormai considerati una condizione abbastanza diffusa, non solo tra le donne, che presentano la maggiore incidenza, ma anche tra gli uomini.
In questo articolo affronteremo il tema in modo completo, cercando di illustrare quali sono i principali disturbi del comportamento alimentare, le loro manifestazioni e quali i fattori predisponenti.
L’origine dei disturbi alimentari: la connessione tra mente e corpo e l’immagine corporea
Esiste una stretta interconnessione tra psicologia e cibo, tra mente e corpo.
Il cibo è il primo rapporto che l’essere umano ha con il mondo e resta per tutta l’esistenza al centro della sua vita: se non mangiamo moriamo, se mangiamo bene stiamo bene, se mangiamo male stiamo male.
La fame è un bisogno fisiologico del nostro corpo, tuttavia molto spesso è associata a bisogni non soltanto fisiologici ma anche emotivi. Intorno al cibo si associano usi e costumi, valori ed emozioni che spesso vengono ignorati.
L’immagine corporea è il nostro biglietto da visita. Siamo nel mondo attraverso il nostro corpo e con esso ci muoviamo. Abitiamo un corpo che a volte trascuriamo e che non è come vogliamo o come ce lo immaginiamo.
Siamo poi costantemente inondati di immagini di corpi perfetti, scolpiti, magri e per questo felici. Cresciamo con l’idea che magro è bello e per questo automaticamente felice. E’ un’idea inconscia a cui non facciamo nemmeno più caso.
Disturbi dell’alimentazione: quando e come si manifestano
I disturbi legati all’alimentazione insorgono generalmente nell’adolescenza, ma sono in aumento anche i casi di bambini ed adulti con diagnosi di disturbi alimentari. In persone oltre i 40 anni, spesso il disturbo è causato da un evento stressante della vita.
Le persone affette da un disturbo alimentare hanno ripercussioni sulle proprie capacità relazionali, difficoltà emotive, problemi nello svolgimento delle normali attività sociali, lavorative e complicazioni mediche.
Uno dei segnali chiave è il pensiero ossessivo del cibo e la paura costante di ingrassare. Spesso queste persone evitano di mangiare in pubblico, non vanno al ristorante con gli amici, evitano di partecipare ad eventi sociali in cui si mangia, come un compleanno o un matrimonio.
Un’altra sintomatologia comune è l’alterazione della propria immagine corporea. La percezione distorta che la persona ha del suo corpo influenza in modo non obiettivo i suoi atteggiamenti e pensieri.
I disturbi alimentari possono inoltre essere associati ad altri disturbi psichiatrici, come la depressione, i disturbi di personalità, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo d’ansia.
Qui puoi leggere la storia di una ragazza che ha affrontato e sconfitto un disturbo alimentare.
Anoressia, bulimia ed altri disturbi dell’alimentazione: quali sono i sintomi a cui prestare attenzione
I disturbi dell’alimentazione più diffusi sono:
- Anoressia nervosa
- Bulimia nervosa
- Disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED)
Vediamo insieme quali sono i sintomi tipici di ciascuna di queste condizioni e come fare per riconoscerle tempestivamente.
1. Anoressia Nervosa
La prima categoria, quella relativa all’anoressia nervosa, è caratterizzata principalmente da:
- Peso corporeo al di sotto della norma
- Intensa paura di acquistare peso
- Percezione alterata del proprio schema corporeo
- Amenorrea ( perdita del ciclo mestruale).
L’anoressia può manifestarsi in modi diversi di gestire il proprio rapporto con il cibo, per questo viene ulteriormente suddivisa in 2 sottogruppi:
Anoressia restrittiva:
riguarda coloro che mangiano poco o niente, fanno diete ferree o attività fisica eccessiva.
Anoressia – Bulimia:
riguarda coloro che fanno regolarmente delle abbuffate, compensando poi con attività fisica eccessiva o con condotte di eliminazione (vomito auto-indotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici, ecc.)
2. Bulimia Nervosa
La seconda categoria, quella relativa alla bulimia nervosa, è caratterizzata invece da ricorrenti abbuffate (solitamente si tratta di cibi ipercalorici) seguite da attività compensatorie (digiuno, attività fisica eccessiva) o condotte di eliminazione.
A differenza delle persone anoressiche-bulimiche, queste riescono a mantenere un peso corporeo maggiore. Solitamente le abbuffate avvengono di nascosto dagli altri. La crisi bulimica è dovuta alla perdita di controllo ed è provocata da stati d’umore depresso, condizioni di stress e sentimenti di insoddisfazione.
Anche in questo caso troviamo 2 sottogruppi:
Bulimia con condotte di eliminazione
Bulimia senza condotte di eliminazione – corrispondente all’obesità.
3. Disturbo da alimentazione incontrollata
La terza categoria è rappresentata da quei disturbi che rispecchiano sia il quadro dell’anoressia che della bulimia, con alcune varianti: ad esempio compare il ciclo mestruale (che non c’è nell’anoressia vera e propria) e non ci sono un numero di abbuffate così frequenti come invece accade per la bulimia.
Tra questi disturbi compaiono anche i disturbi da alimentazione incontrollata (è il caso di molte persone obese) che, pur colpendo prevalentemente le donne, presentano una maggiore incidenza tra gli uomini rispetto all’anoressia e bulimia.
Come, quando e perché si diventa anoressici o bulimici: i fattori di rischio
Ci sono dei fattori, detti fattori di rischio, che possono portare allo sviluppo e al mantenimento dei disturbi dell’alimentazione: tra questi ci sono fattori legati alla genetica, ma anche fattori psicologici e familiari, o addirittura situazioni traumatiche che possono agire da causa predisponente o scatenante.
I fattori di rischio, che vanno dal concepimento alla comparsa del comportamento, si possono classificare in base a:
-
- Genere: è stato riscontrato che i disturbi alimentari sono maggiormente presenti nelle donne
- Gruppo etnico: a seconda del gruppo di appartenenza c’è più possibilità di sviluppare il problema, esso infatti è tipico dei paesi industrializzati, dove c’è abbondanza di cibo
- Classe sociale: rispetto alla classe non si rileva nessuna prevalenza particolare, oggi è un problema che riguarda classi omogenee, mentre un tempo si pensava appartenesse più alla classe medio-alta
- Cultura e società: vivere in una determinata società piuttosto che in un’altra potrebbe essere un fattore di rischio. Noi viviamo in una società dove si è continuamente bersagliati da mass-media che valorizzano moltissimo l’immagine di donne magrissime, che viene quindi acquisita anche inconsciamente come modello
- Età: l’età media d’insorgenza riguarda maggiormente il periodo adolescenziale
- Fattori fisici: coloro che hanno avuto un problema gastrointestinale e coloro che hanno avuto problemi di obesità (o i loro stretti familiari), hanno maggior probabilità di sviluppare il disturbo alimentare
Accanto a questi troviamo poi:
- Fattori di rischio aspecifici, come l’abuso sessuale o traumi vari, che possono incidere molto sulla comparsa di questi disturbi pur non rappresentando un vero e proprio fattore predisponente, perché non è detto che chi ha subito un abuso sviluppi questo problema
- Fattori psichiatrici o psicologici dell’individuo: sebbene non ci siano studi che confermano in modo evidente l’incidenza di tali disturbi, un quadro psichiatrico che si rileva spesso nelle persone con disturbi alimentari è quello di tipo depressivo e ansioso. È emerso che alcune anoressiche hanno una struttura di base più ossessiva, mentre nelle bulimiche si riscontra una struttura più borderline
- Storia psichiatrica familiare: è un rischio maggiore di sviluppare tale disturbo, se si hanno familiari di primo grado con un disturbo dell’umore o che hanno già avuto un problema alimentare
- Fattori di rischio familiari: si riferiscono alle dinamiche relazionali familiari. L’ambiente familiare è un fattore molto importante caratterizzato dall’atteggiamento dei genitori nei confronti del figlio, dalle comunicazioni interpersonali, ecc. Possono esserci genitori eccessivamente invadenti o poco presenti, o addirittura assenti.
Esistono poi una serie di altri elementi e circostanze che possono portare alla comparsa improvvisa del disturbo e/o al suo mantenimento nel tempo, ostacolandone quindi la risoluzione. Questi si suddividono in:
- Fattori precipitanti: sono quei fattori che aumentano il rischio di sviluppare il disturbo alimentare. Precipitante perché un evento di per sé normale o che tutti sperimentano (come per esempio l’adolescenza) viene invece vissuto con un altro significato, che può far precipitare la situazione. Tutto dipende dal significato che la persona dà ad un certo evento. Questi fattori possono essere così riassunti: dieta ferrea, pubertà, distacco dalla famiglia, lutto, malattia e altri.
- Fattori perpetuanti: sono quei fattori responsabili di rendere il disturbo cronico e non più lieve e transitorio
- Fattori interpersonali: riguardano le relazioni che si instaurano con le altre persone come l’amicizia, l’amore, rapporti professionali, familiari, ecc. che possono incidere molto sul disturbo, soprattutto se si verificano crisi e rotture la situazione può bruscamente precipitare, mentre l’instaurarsi di una relazione significativa può aiutare a star meglio.
- Fattori comportamentali: riguardano i comportamenti che si adottano come per esempio i comportamenti di compensazione, i quali portano al mantenimento del problema e non a risolverlo, rafforzando maggiormente il meccanismo innescato.
Come abbiamo visto, il panorama dei disturbi dell’alimentazione e per certi aspetti controverso, perché più manifestazioni possono associarsi all’interno di uno stesso disturbo. Identificarli tempestivamente è fondamentale per rivolgersi ad un esperto ed affrontare il problema in modo corretto.
Una psicoterapia è sicuramente indicata per il trattamento, ma è dimostrato che anche la partecipazione a gruppi di auto e mutuo aiuto può aiutare ad affrontare il problema.
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