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Terapia cognitivo comportamentale e Schema Therapy 

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Decidere di andare dallo psicologo non è mai una scelta semplice. Spesso si provano sentimenti di incertezza e vergogna ad ammettere di aver bisogno di un aiuto. Scopri cos’è e come funziona la Schema Therapy

Il primo passo perché una terapia possa funzionare è creare un buon rapporto  tra paziente e terapeuta, con un significativo livello di empatia e di ascolto attivo. La persona che chiede aiuto deve sentirsi a proprio agio ed accolta, dal momento che questa dà accesso alla sua sfera emotiva carica di sofferenze e vissuti personali. Infatti uno degli aspetti che può favorire il cambiamento in psicoterapia è quella che noi chiamiamo “relazione terapeutica” tra paziente e terapeuta.

Essa è caratterizzata da fiducia, empatia e rispetto reciproci.  

Diversi sono gli approcci utilizzati in psicoterapia, anche se si tende a seguire l’ottica della complessità seguendo la quale si attinge a più approcci a seconda delle esigenze della terapia. 

In questo articolo mi concentrerò sulla psicoterapia cognitivo-comportamentale e in particolare sulla Schema Therapy. La terapia cognitivo-comportamentale si basa sul trattamento del sintomo e ha, come aspetto centrale, la presenza di  pensieri distorti, con lo scopo di offrire tecniche efficaci per comprendere le inconsapevolezze e le percezioni confuse del paziente.

Il suo obiettivo è quindi quello di indagare i pensieri, le emozioni e il comportamento dell’individuo allo scopo di rintracciare, isolare ed intervenire sugli schemi disfunzionali per modificarli.  A differenza degli altri filoni, la terapia cognitivo-comportamentale ha un approccio molto pragmatico e concreto che permette al paziente di affrontare il suo problema in maniera diretta e risoluta. 

Tra gli approcci cognitivo comportamentali troviamo la Schema Therapy: vediamo nel  dettaglio come funziona. 

Terapie cognitivo comportamentali: cos’è la Schema Therapy

La  Schema Therapy, sviluppata da Jeffrey E. Young è un approccio terapeutico che integra e amplia la terapia cognitiva comportamentale e le teorie su cui si basa, prendendo spunti dalle teorie psicodinamiche, teorie dell’attaccamento e della Gestalt.

L’obiettivo della Schema Therapy è quello di rendere il paziente consapevole dell’esistenza di alcuni schemi maladattivi precoci e di fornire delle strategie di fronteggiamento alternative per soddisfare i propri bisogni emotivi fondamentali.

Questi bisogni sono il fulcro della Schema Therapy: secondo questo approccio ogni essere umano ha sin dall’infanzia dei bisogni fondamentali, come essere accudito, protetto e amato, che devono essere soddisfatti.

Il soddisfacimento dei bisogni emotivi fondamentali, da parte del genitore o altre figure di riferimento che ne fanno le veci, porta ad un equilibrio psicologico, mentre il mancato soddisfacimento porta a sviluppare degli schemi che, se in quel momento permettono all’individuo di adattarsi alla situazione e sopravvivere, con il tempo si rivelano disfunzionali. 

L’obiettivo della Schema Therapy è lavorare prima sulla consapevolezza da parte del paziente dell’esistenza di questi schemi e poi provare a cambiarli grazie a tecniche sperimentali.

A chi si rivolge e per chi è indicata la Schema Therapy 

E’ rivolto in particolare ai pazienti con disturbi della personalità, in particolare il disturbo  borderline di personalità e disturbo narcisistico di personalità.

 E’ utile per  lavorare  con  i  pazienti  che non  rispondono  adeguatamente  alla  terapia  cognitiva standard, soprattutto  con  coloro  che mostrano problemi vaghi e cronici  e un significativo disturbo di adattamento o che riportano un continuo senso di vuoto e infelicità. 

Come si svolge la Schema Therapy: esempio pratico 

La Schema Therapy è una psicoterapia particolarmente strutturata che si articola in tre fasi.

Nella prima fase si aiuta il paziente a prendere consapevolezza dei propri modi di pensare, che hanno sempre fatto parte di lui nel corso della vita e dei comportamenti che sono stati messi in atto. S procede con una fase di valutazione attraverso test standardizzati per arrivare alla diagnosi che permetterà di stilare un piano di intervento cucito ad hoc sul paziente. Ovviamente, in questa prima fase é essenziale creare un rapporto terapeutico di fiducia.   

La seconda fase, infatti si concentra sul trattamento. Vengono attivate diverse tecniche e strategie, che verranno spiegate e provate inizialmente insieme al terapeuta. Tutte queste tecniche hanno l’obiettivo di correggere gli schemi disadattivi con modelli di comportamento più funzionali. 

Nella terza fase il paziente diventa autonomo, tutto quello su cui ha lavorato in terapia diventa parte del suo modo di relazionarsi, mettendo in campo le strategie che ha imparato. Sviluppa relazioni sane fuori del contesto terapeutico, aumenta globalmente il benessere e la qualità della vita. 

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