Il processo attraverso cui le persone gay, lesbiche e bisessuali scelgono di rivelare il proprio orientamento sessuale agli altri (amici, familiari, colleghi di lavoro, ecc…) si definisce “coming-out”.
L’espressione”coming out” deriva da “coming out of the closet”, che letteralmente significa “uscire dall’armadio”, “uscire allo scoperto”.
È un processo che presenta diversi stadi, dalla rivelazione a una sola persona o a pochi intimi, fino all’apertura totale rispetto al proprio orientamento, che dovrebbe portare ad un pieno sviluppo di un’identità integrata.
Il coming out e la conseguente formazione di un’identità positiva per le persone gay, lesbiche e bisessuali include un processo di costruzione comportamentale (comportamento sessuale, preferenze sessuali, ecc.), costruzione cognitiva (cognizioni relative all’omosessualità, a se stessi e agli altri in quanto persona gay, lesbica o bisessuale, ecc.), e costruzione di una consapevolezza emotiva (emozioni e sentimenti provati verso se stessi e verso altre persone dello stesso sesso).
I pregiudizi omofobici della società pesano come un macigno nel percorso di coming out
Molte persone faticano a identificarsi come omosessuali, prima di tutto con se stesse, per i pregiudizi omofobici della società.
Per questo motivo, si può dire che
Il primo coming out è quello che si fa verso se stessi,
senza il quale non sarebbero possibili tutti gli altri coming out “esterni”.
È un processo che nasce a partire da una presa di consapevolezza circa le proprie emozioni, la propria attrazione verso una persona del proprio stesso sesso. Fare coming out, quindi, non vuol dire esclusivamente intraprendere un processo di comunicazione esteriore, ma significa affermare profondamente la propria identità, in primis a se stessi, e successivamente agli altri significativi.
Una volta che questa auto-identificazione è avvenuta, molti tendono a non dirlo all’esterno, o almeno a tenerlo riservato in certi ambiti per paura di venire danneggiati da questa rivelazione. Alcuni scelgono di non dirlo agli amici, per paura dell’isolamento sociale.
Non si deve parlare del Coming Out come evento isolato ma di tanti Coming Out
È un’esperienza abbastanza comune per le persone gay, lesbiche e bisessuali, sentirsi chiedere se e quando hanno fatto coming out. In realtà, tale domanda nasconde in sé un errore di fondo, ovvero ritenere il coming out un evento unico.
Sarebbe, infatti, più opportuno parlare di tanti coming out, in quanto una persona gay, lesbica o bisessuale nel corso della sua vita si troverà a comunicare, in maniera sempre diversa, il proprio orientamento sessuale ad un’imprecisata ma numerosa quantità di persone.
Le modalità di svelamento di sé, cambieranno man mano che la persona prenderà consapevolezza e accetterà la propria identità sessuale.
Con il passare del tempo saranno maggiormente adottate modalità implicite di coming out, ad esempio trovandosi a parlare tranquillamente del proprio compagno durante una conversazione di gruppo, un ragazzo non utilizzerà più parole ed espressioni neutre per nascondere il genere del partner. È chiaro che ciò sarà possibile solo nel momento in cui sarà stato raggiunto un buon livello di integrazione della propria identità.
L’accettazione e l’integrazione dell’identità omosessuale all’interno della propria vita favorisce il benessere personale e la salute mentale e fisica.
Esattamente come gli eterosessuali, anche gay, lesbiche e bisessuali traggono beneficio dal condividere apertamente le proprie vite e dal ricevere sostegno da parte di parenti, amici e conoscenti.
Si sono riscontrati, ad esempio, un aumento dell’autostima, della qualità della vita e della soddisfazione a lavoro, una riduzione dei livelli di ansia, depressione, rabbia, senso di solitudine, un aumento delle risorse di coping e di resilienza.
Ci sono anche studi che hanno messo in luce una relazione tra il tenere nascosta la propria identità sessuale e la maggiore comparsa di sintomi somatici come mal di testa, tremori, scarso appetito, perdita di peso, tachicardia, disturbi del sonno, vertigini, fino a vere e proprie patologie fisiche come sinusiti, bronchiti, cancro alla pelle o all’accelerazione della progressione dell’HIV.
Tuttavia, ci sono anche studi che hanno segnalato alcune conseguenze negative associate al coming out, da un punto di vista sia personale che sociale. In particolare, a causa della maggiore visibilità ed esposizione, ci possono essere rifiuti da parte degli amici e della famiglia, discriminazioni, sentimenti di vittimizzazione e bullismo a scuola, nonché una maggiore presenza di comportamenti a rischio.