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Violenza psicologica: come riconoscerla, quali sono le conseguenze

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Le parole, usate con rabbia e violenza, possono essere devastanti per una persona che, vittima del silenzio, rischia di mettere in discussione la propria identità

La violenza psicologica non ha un unico aspetto specificatamente definito: i comportamenti, oltre a essere disparati, possono variare in intensità, in frequenza, risultare più manifesti o più celati.

Una cosa è certa: la violenza psicologica non rappresenta un singolo episodio.

Si presenta infatti nel tempo come un modello di comportamento ricorsivo e la caratteristica di ripetitività giustifica l’impatto psicologico sulla vittima.

La vittima di violenza psicologica si sente sempre più imbrigliata nella rete dell’abusante.
Capita spesso che l’altro agisca la propria rabbia annientando la vittima con la sola forza delle parole.
Le parole sono sufficienti a lasciare irrompere il proprio potere, lasciando la vittima in silenzio, inondata dalla paura.

Indifesa e silenziosa, la vittima si trova ad ascoltare l’altro finendo per ricondurre ogni dettaglio di ciò che dice a quanto ci sia di sbagliato in quello che è, come persona.

Ci si sente impotenti, senza via d’uscita, calpestati nella propria identità, dignità e valore personale.

Da queste continue incertezze possono nascere emozioni di ansia, colpa e vergogna che possono diventare anche patologiche. Dal disturbo depressivo maggiore al disturbo del sonno ma anche da stress post-traumatico.

Le conseguenze della violenza psicologica

La violenza in una relazione si può presentare in molte forme, alcune delle quali non visibili.

Basti pensare alle offese, le critiche, le accuse, la mancanza di rispetto, la svalutazione, la menzogna, i ricatti, il controllo della libertà personale. Queste sono solo alcune delle forme con cui si manifesta la violenza psicologica.

Per violenza psicologica s’intende infatti una forma subdola di maltrattamento che ha come elemento comune un meccanismo di sopraffazione che nel tempo mina il valore personale, il senso di identità, la dignità e l’autostima di un’altra persona.

La violenza psicologica è un vero e proprio abuso emotivo che può sfociare in una dipendenza affettiva.
Eppure, nell’immaginario collettivo c’è l’idea che la violenza psicologica, rispetto a quella fisica di cui si vedono le conseguenze evidenti, sia qualcosa di più ammissibile, o comunque una violenza di gravità inferiore.

E invece una delle conseguenze più terribili di questa forma di violenza invisibile agli occhi è l’impatto negativo che sia sull’autostima della vittima. Sentendosi schiacciata da accuse, richiami, critiche e accuse la vittima rischia di non credere più in se stessa e questo non fa altro che alimentare la forza di chi detiene il potere nella relazione.

Le differenze tra violenza fisica e violenza psicologica

Violenza psicologica

La violenza fisica consiste in qualsiasi forma di aggressività e maltrattamento contro le persone o le loro cose. È una forma di violenza oggettiva visto che è spesso collegata a danni visibili sul corpo. La vittime in questo caso, pur di nascondere gli abusi subiti, proveranno a nasconderli, magari indossando capi di abbigliamento più coprenti.

La violenza psicologica utilizza come arma principale “la parola”. Ed essendo che le parole non sono un’arma in senso stretto, le persone che esercitano violenza psicologica ritengono di non fare violenza o comunque di utilizzare una forma di violenza molto diversa da quella fisica.

La violenza psicologica entra nell’area della soggettività

La vittima tende a sentirsi in colpa, come se stesse facendo costantemente qualcosa di sbagliato o peggio ancora, come se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in lei per ricevere un trattamento simile. Prova vergogna, si sente in difetto, come se fosse qualcosa che le spetta.

Questo rende difficile parlarne e chiedere aiuto. Spesso le parole dell’abusante risuonano dentro le vittime come qualcosa di conosciuto, familiare. Come espressione di ciò che è stato appreso nella loro storia di vita.

La crescente insicurezza dovuta alle violenze subite e alla erosione costante dell’autostima rende difficile mettere in discussione la relazione. Innesca così una spirale che rende la vittima sempre più dipendente dall’abusante.

Di qui la tendenza a sminuire il comportamento psicologicamente violento e a modificare il comportamento della vittima al fine di evitare certe conseguenze alimentando di fatto l’abuso emotivo che sarà sempre più parte integrante della relazione.

(Fonte: Francesco Bulli, ipsico).

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