Mi chiamo P. e ho voglia di raccontarmi e soprattutto di raccontare quel malessere che mi ha oppresso per tutta la vita, ma che ora riesco a gestire. Sicuramente oggi vedo il mondo con occhi diversi e soprattutto con una consapevolezza che solo l’età può dare.
Sono il quarto di sei fratelli che hanno vissuto una storia familiare davvero pesante.
I miei genitori, imprenditori nel campo dell’abbigliamento , negli anni 50 erano diventati ricchissimi, tanto che nel nostro paese eravamo i più facoltosi.
Avevamo una casa meravigliosa, un gruppo di persone che ci aiutava, dal giardiniere, all’autista, a chi faceva i lavori di casa….e avevamo centinaia di operai che lavoravano nelle nostre fabbriche. Si perché le fabbriche erano diventate, col tempo, addirittura tre.
Tutto filava liscio, giorno dopo giorno, io e i miei fratelli facevamo una vita che in pochi si potevano permettere.
I più grandi si occupavano della gestione delle fabbriche e noi tre più piccoli studiavamo (si fa per dire!).
Io a scuola ero bravo, ma non certo perché studiavo. In effetti mi bastava poco per apprendere, bastava seguire quello che l’insegnante spiegava per vivere di rendita. A detta di tutti avevo delle qualità, qualcuno ha anche parlato di un talento nella matematica…boh non ho mai capito e comunque non l’ho mai sfruttato.
Sembrava una favola che un giorno all’improvviso si è interrotta. Erano mesi che sentivo i miei genitori discutere, sempre nervosi, con la testa impegnata altrove, di sicuro non in famiglia. Ma non capivo, nessuno capiva e nessuno parlava.
Comunque all’improvviso vedevo sparire cose da casa, dimezzare il personale che lavorava per noi, i quadri di valore che decoravano il nostro salotto e ogni camera da letto piano piano non c’erano più.
E io, come i miei fratelli, continuavamo a non capire.
A distanza di anni ho saputo che i tre fratelli grandi sapevano quello che stava succedendo, ma noi tre più piccoli no.
In pochissimo tempo noi tre fummo mandati a vivere da una zia di mia madre che ha fatto tutto quello che poteva per aiutarci e crescerci nel miglior modo possibile.
Ma eravamo tre e questa povera donna, insieme a suo marito, aveva visto la sua famiglia passare da due persone a cinque…e ancora noi non capivamo bene, anzi non capivamo proprio niente.
Questa è la prima parte della mia vita, fatta di grande lusso e improvvise grandi rinunce.
Mio padre era stato tradito dal suo più stretto collaboratore che l’aveva combinata veramente grossa (vi risparmio tutti i passaggi) e l’aveva mandato sul lastrico alla velocità della luce. Favola finita e noi in balia di non so che cosa o chi.
Il tempo passava e io diventavo grande, un adolescente in cerca della sua strada che alla fine forse non ho mai trovato.
Credo che la mancanza di punti di riferimento e il radicale e violento cambiamento di vita mi abbiano segnato per sempre. Ho cambiato mille lavori, ho sposato una donna meravigliosa che mi ha lasciato per un altro uomo (pure lei mi ha abbandonato!) e dalla quale ho avuto un figlio che si è allontanato da me per tanto tempo, mi sono avvicinato al mondo della droga chiudendo i ponti con la maggior parte dei miei amici d’infanzia.
Per fortuna non ci sono mai entrato veramente in quel mondo malato, perché forse un angelo arrivato al momento giusto nel posto giusto mi ha salvato.
Questo angelo è stata la mia compagna per tanti anni fino a quando ci siamo scoperti come fratello e sorella o meglio mamma e figlio. Insieme abbiamo deciso di interrompere la nostra relazione.
Sono passati ormai tanti anni e io quel vuoto cosmico adesso lo sento affievolito perché, per fortuna, ho ritrovato mio figlio, amici del passato che mi sono stati vicini e mi sono inventato un lavoro che oggi c’è e domani chissà.
Ma in fondo la mia vita è stata tutta un “domani chissà”….
P., 55 anni
3 Commenti. Nuovo commento
Caro P,
innanzitutto grazie per aver condiviso con noi la tua storia. La vita può metterci davvero a dura prova e, sfortunatamente, non esiste un manuale che ci insegni a destreggiarci tra le infinite e complicate difficoltà che essa ci può riservare.
Non posso fare a meno di sottolineare come, nonostante questo, tu sia riuscito a vincere sfide tutt’altro che banali: ti sei avvicinato al mondo della droga ma hai anche avuto la forza di allontanartene, hai saputo creare alcuni rapporti, modificarne altri e recuperarne altri ancora seguendo la tua naturale evoluzione e sei riuscito a creare un nuovo lavoro da zero.
Non sei rimasto immobile, intrappolato nelle sabbie mobili, ma sei riuscito a restare in movimento ed evolvere nell’uomo che sei oggi, forte della consapevolezza di cui parli all’inizio del tuo racconto.
Ti faccio i miei complimenti e ti auguro di proseguire al meglio in questa tua evoluzione.
Alessandro
Caro P.,
ho letto con piacere il suo racconto.
Ciò che ha catturato la mia attenzione è il fatto che alcuni accadimenti non comprensibili abbiano lasciato spazio ad un’incertezza generale.
Sono certa che comprendere meglio il proprio vissuto della storia famigliare permetta di fare spazio a qualcos’altro: la possibilità di agire per costruire le proprie certezze.
E mi sembra che lei sia sulla strada giusta.
Non dimentichi che il vuoto che sente è anche uno spazio che può riempire con ciò che davvero desidera (non vuol dire senza fatica).
La vita è un eterno lasciar andare, soltanto con le mani vuote potrai afferrare qualcosa di nuovo.
Così scriveva nel XIII il poeta persiano Rumi.
Un cordiale saluto,
dott.ssa Chiara Crespi
Buongiorno P.
Grazie per aver condiviso la tua storia.
Leggendo le tue parole, mi sento di portare l’attenzione su quelli che sono i traumi che provengono dall’infanzia.
Quello che viviamo nell’infanzia spesso si trascina in età adulta, condizionando la nostra esistenza.
Il senso di abbandono che hai provato, durante la tua infanzia, ti hanno reso vulnerabile ed insicuro, sviluppando in te una dipendenza emotiva, basata sulla paura di essere abbandonato. Per questo hai ricercato nell’altro la tua forza di andare avanti. Un modo per colmare il vuoto che hai sentito nella tua infanzia e che ha accompagnato la tua esistenza.
Per superare un evento traumatico, è necessario riconoscerlo, accettarlo, iniziare ad elaborarlo e con i dovuti tempi superarlo. Credo che tu abbia finito di elaborare questo trauma, hai infatti iniziato un percorso nella consapevolezza, lasciandoti alle spalle ciò che ti ha per anni condizionato, ritrovando fiducia in te stesso e negli altri.