Ci ho messo una settimana per trovare il coraggio…mille pensieri, mille dubbi, mille freni hanno popolato la mia mente in tutti questi giorni.
Poi mi sono detta che potevo anche scrivere e non mandare mai questo mio sfogo. Non è mica obbligatorio, mi sono ripetuta.
Mi chiamo S., sono la mamma un po’ meno disperata di sei mesi fa, ma sempre un po’ disperata di una ragazza di 18 anni alle prese con un’adolescenza difficile…impossibile, ingestibile.
Ho conosciuto mio marito a 18 anni, l’età di mia figlia.
Un colpo di fulmine, un mattone sulla testa, qualcosa di veramente forte.
Dopo 8 anni è nata lei, F. E lei ci ha cambiato la vita in tutti i sensi. L’amore di e per un figlio è la cosa più grande e magica che ci possa essere, ma crescerlo è mettersi in discussione ogni giorno, è ridere, soffrire, gioire, piangere…ogni giorno.
F. è sempre stata una bimba introversa, molto riflessiva e anche un po’ solitaria.
Io un po’ soffrivo di questo e mio marito mi ha sempre aiutata, sostenuta, incoraggiata, facendomi capire che il carattere si modifica, che ognuno ha il suo carattere e che dovevamo alleggerire.
Lui è sempre stato la mia forza.
Col passare del tempo, F. è cambiata tantissimo, grazie alla scuola, agli amici e anche al teatro che rimane una delle sue passioni. Abbiamo vissuto anni d’oro, dove le mie angosce sono diventate solo lontani ricordi.
Purtroppo da un paio di anni tutto si è ribaltato completamente: mia figlia è un cavallo impazzito, studia pochissimo, è sempre fuori, non la ferma niente e nessuno.
E’ piena di amici e dovrei esserne contenta visto che fino alle medie non sopportava nessuno.
Ma una via di mezzo non esiste??
Io e lei ci incrociamo ogni tanto quando lei torna la notte (non esce proprio tutte le sere ma quasi…). Non ha regole, non ci rispetta e poi adesso ha anche un fidanzato e quindi, se prima qualche volta era presente in casa, adesso zero.
La cosa che mi fa soffrire ulteriormente è che la distanza da mia figlia non è niente in confronto a quella da mio marito.
Questa volta mi sento sola.
Sembra che lui non senta quello che sento io o meglio non percepisca il mio dolore ed il mio senso di impotenza che non ha confini.
Insomma in questa famiglia ognuno fa la sua vita.
Da circa sei mesi sto andando da una psicoterapeuta.
Non ci volevo andare, non mi piaceva nemmeno all’inizio perché non parlava quasi mai.
Adesso però, da un po’ di tempo, mi sembra di stare meglio. Soprattutto sto analizzando quelle parti di me che rivedo in mia figlia e allora mi torna di più.
E la capisco un po’ di più.
E’ dura lo stesso, ma lei mi fa vedere le cose da altri punti di vista. E forse anche il rapporto con mio marito è migliorato, perchè io sono più tranquilla e soprattutto mi angoscio un po’ meno.
Sono stata fortunata a trovare il coraggio di farlo… e, senza dubbio, condividerò (con chi avrà voglia di leggermi) questa mia storia perché anche altri possano trovare il coraggio di farsi aiutare.
S., 44 anni