Omosessualità
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In quel bambino non c’era e non c’è nulla di sbagliato

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In questi giorni si è parlato tanto di Coming Out e discriminazione.

La mia storia, come quella di tutti i gay del resto, è piena di silenzi, cadute, sensi di colpa, vergogne.

Sono stato a lungo incastrato in quella sensazione (inevitabile) di essere sbagliato.

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Quando mi sento dire “rispetto la tua scelta” mi viene da sorridere, perché quel bambino luminoso che vedete in foto, ingenuo, fragile, inconsapevole, non ha scelto proprio niente.

E a dire il vero non aveva nemmeno idea dei “finocchi” che si sarebbe trovato scritto sulle mura di scuola, di tutti i “froci” con cui l’avrebbero chiamato per strada, o del significato della parola “ricchione”.

Non sapeva nulla delle distanze, delle barriere, del costo che ha, talvolta, avere semplicemente il coraggio di essere se stessi.

Quello che ha imparato quel ragazzino, però, è che cercare di essere qualcosa di diverso da ciò che sei è un errore.

Ed è un errore anche quando tutto, attorno a te, sembra non capire. Anche quando le persone da cui vorresti e dovresti essere amato in modo incondizionato ti rifiutano.

Per troppo tempo ho creduto che essere gay fosse sbagliato, volevo essere qualcosa di diverso, qualcosa che gli altri avrebbero potuto accettare e amare senza riserve.

Ma questa è una cazzata colossale.

E a tutte quelle ragazze e quei ragazzi che soffrono e si sentono rifiutati, vorrei dire che il marcio è fuori, non c’è nulla che non vada in voi.

Le persone sbagliano.

Oggi mi guardo in questa foto e so che quel bambino un po’ ingenuo aveva ragione.

Non c’era nulla di sbagliato in lui. Quel bambino l’ha capito. L’ho capito. Lo capirete anche voi.

E se vostro figlio vi chiede un aiuto…. Non esitate a darglielo potrebbe essere importante o a volte purtroppo addirittura l’ultimo!

A. 42 anni, uomo

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2 Commenti. Nuovo commento

  • L’esperto risponde
    Alessandro Milanese
    Coach/Life Coach/Mental Coach
    21/11/2021 12:48

    Caro A,

    grazie per aver condiviso la tua esperienza e per i messaggi importanti che hai lanciato.
    Da persona omosessuale non posso che condividere le tue riflessioni e, confesso, anche io rabbrividisco quando sento parlare di “scelta”. Troppo spesso sentiamo persone (purtroppo anche influenti) parlare impropriamente di questi temi e, noi che ascoltiamo, ci rendiamo conto di quanto queste persone si esprimano in merito a qualcosa che, chiaramente, non conoscono neppure lontanamente.
    Per questo è importante ciò che hai scritto: la tua testimonianza può essere un’enorme ispirazione per chi si sente debole, sbagliato e incompreso e, soprattutto, può mostrare una nuova realtà a chi si sente oppresso e “in trappola”.
    Cambiare prospettiva aiuta a scoprire nuove strade e a realizzare che, a volte, una vita che non abbiamo mai avuto il coraggio neppure di desiderare non è così poi impossibile da raggiungere.

    Grazie!

    Alessandro

  • L’esperto risponde
    francesca gottofredi
    Psicologo/Psicoterapeuta
    19/11/2021 13:00

    Buongiorno A., comprendo pienamente il discorso da Lei fatto. Le esperienze di discriminazione, stigma, basso supporto sociale familiare o amicale possono portare a disagio psicologico marcato e a preoccupazioni. Per quanto riguarda il processo di coming out invece, c’è da considerare quanto sia esso lungo, difficile e doloroso partendo dal primo desiderio omoerotico fino ad arrivare alla dichiarazione della propria identità. Ci sono molti aspetti da tenere in considerazione durante questo processo, sarebbe bello poterli condividere e sentirli valorizzati. Spesso è proprio questo aspetto comunicativo di validazione che viene a mancare e che più si soffre.
    Se ha voglia di approfondire il tema, mi contatti quando vuole!

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