Violenza
3 min

Io non volevo e lui ha sentito il mio NO…

Home / Storie di vita / Violenza / Io non volevo e lui ha sentito il mio NO…

Erano mesi che aspettavo questa serata.
Una mia carissima amica si è decisa a presentarmi suo cugino dicendomi che questo tipo è l’uomo della mia vita.
Mi viene descritto da tutti coloro che lo conoscono, che lo conosco bene,

Come loro familiare, come un uomo di altri tempi, un galante nato con la camicia, di quelli che apre la portiera della macchina alle donne, che regala i fiori, che lascia i bigliettini d’amore, un uomo davvero di animo nobile anche se molto pesante come carattere.

Mi decido a conoscerlo ma per una serie di impedimenti, lockdown compreso, arrivo a conoscerlo solo questa sera.
Cena a casa della mia amica, ci presentano. Lui spiritoso, chiacchierone, divertente, brillante, colto. Io lo guardo, senza dare alcun segnale di seduzione o di leggerezza o “facilità”.
La serata finisce e lui decide di accompagnarmi alla macchina per dimostrarmi, ridendo mi dice questa cosa, che lui è uno di quelli che davvero apre le portiere della macchina alle donne.
Io mi faccio accompagnare e arrivati alla macchina lui mi chiede se mi va di andare a prendere qualcosa da bere da qualche parte. Dico di no perché è tardi, perché dovremmo ritornare in centro. Così metto la borsa in auto, mi avvicino per salutarlo e lui appoggia una sua mano sulla mia natica, facendo finta di nulla salutandomi.

Io mi irrigidisco ma faccio finta di niente allontanandomi, provando una sensazione di “viscido”.

Un brivido che non riuscivo a spiegare ma il mio corpo mi suggeriva diffidenza, disagio.

Lui mi chiede che strada faccio per tornare a casa, io gliela spiego. Mi dice che forse conviene fare anche a lui quella strada per tornare a casa. A un certo punto si avvicina, mi mette di nuovo la mano sulla natica, mi infila la lingua in bocca chiedendomi poi di portarlo a casa mia. A casa mia.

Io gli dico di no e lui mi chiede il perché. Rispondo nuovamente di no perché lo conosco da 10 minuti e perché non mi va, ,a nel frattempo la sua mano mi solleva il vestito e comincia a salire, tutto questo in un parcheggio pubblico.

Sono rimasta paralizzata.

Ho continuato a dire che non mi andava, che non era il caso ma lui continuava a chiedere perché e a dire ridendo che questo rifiuto aveva del ridicolo, riesco a staccarmi da lui con gentilezza e a salire in auto.
Io sono a casa adesso, sul mio letto, cercando di capire come è possibile che non sia riuscita a dargli un calcio nelle palle, uno schiaffo, a fare nulla per evitare quella situazione.
A un certo punto mi ha pure chiesto: “ah, ma porti il perizoma, ma solo stasera o sempre?” Come se portarlo o meno fosse un via libera.

Sono veramente schifata dagli uomini, non capisco cosa vi faccia capire che una donna sia disponibile se ricambia un sorriso o se decide di farsi accompagnare alla macchina o per chissà quale altro motivo.
Mi viene da piangere, da voler stare sola a vita. Non credo sia il caso di cercare altro, perché non esiste ciò che cerco e ciò che vorrei non posso averlo.
Questa serata voleva essere, doveva essere un nuovo inizio, una possibilità.
Non so se non dire niente o se dire tutto alla mia amica, a cui mi verrebbe da dirle: ma conoscendomi, sapendo come sono fatta e cosa cerco da un uomo ovvero tutto fuorché sesso facile (diversamente me ne andrei in un locale, per strada, e mi porterei a casa il primo che mi capita a tiro che ci sta), come ti viene in mente di presentarmi, di presentare a un’altra donna una persona del genere?
Ma come è possibile che non esistano più persone, uomini normali, che sappiano che cosa sia corteggiare, chiedere un numero di telefono o andarselo a cercare, essere dolci, aspettare, non cercare tutto subito, vivere il sesso, l’intimità come una conquista e non come un mordi e fuggi fra una cena e un impegno di lavoro, un modo per conoscere l’altro.

Penso a tutti i nostri baci mancati, abbracci non dati, e so che il motivo forse era per te forse trovare il momento e la consapevolezza giusti.

Ma come è possibile?Ma perché non ho fatto niente per scappare? Come è possibile che mi sento sporca io che non ho fatto niente, e quasi in colpa per aver fatto magari la figura della timorata di Dio?

R. Donna 36 anni

Approfondisci

Devi essere connesso per inviare un commento.
 

2 Commenti. Nuovo commento

  • L’esperto risponde
    francesca gottofredi
    Psicologo/Psicoterapeuta
    15/12/2021 11:31

    Buongiorno R,
    Non è mai facile raccontare queste esperienze, per cui in primis grazie per condividere la tua. La molestia sessuale non è necessariamente legata in modo diretto alle attività sessuali ma possono anche essere richieste di prestazioni sessuali in cambio di qualcosa, richieste di appuntamenti romantici con rifiuto di accettare un eventuale diniego, contatti fisici non necessari, comprese toccate non gradite, ecc… . Di conseguenza capisco bene che ci si possa sentire scomodi, con preoccupazione, ansia o senso di inadeguatezza. Potrebbe esser d’aiuto lavorare sul tentativo di svisceramento della tua “angoscia” e sulla gestione e superamento dell’evento che ti ha portata a sentire certe scomodità.
    Spero davvero che tu riesca a parlarne con qualcuno, per poter facilitare questo processo.

  • L’esperto risponde
    Francesca Pezzoli
    Psicologo/Psicoterapeuta
    17/06/2021 16:43

    Cara R.,
    è sempre difficile vivere e raccontare l’esperienza di una molestia ricevuta.
    E non ci sono dubbi che l’attenzione non desiderata o esasperata sia una molestia.

    Dalle tue parole emerge una fortissima rabbia che può essere una delle reazioni di chi subisce una molestia.
    La tua rabbia è rivolta verso un uomo che ti ha trattato come una cosa, verso te stessa e quello che non sei riuscita a fare o dire, e verso la tua amica dalla quale ti sei sentita tradita, come amica e come donna. Ti sarebbe sicuramente utile lavorare sul lasciare uno spazio per una nuova possibilità, un uomo diverso da questo, qualcuno che ti dia valore non come oggetto da possedere ma come donna da rispettare.

    L’augurio è che tu possa pensare che sia possibile

Approfondimenti
Menu