Omosessualità
3 min

L’omosessualità con una mamma ficcanaso

Home / Storie di vita / Omosessualità / L’omosessualità con una mamma ficcanaso

Avevo 14 anni quando ho cominciato a capire che la mia “migliore amica” in realtà non era “solo” un’amica. Sentivo che volevo condividere tutto con lei, e che quando non c’era, mi mancava. Sentivo che provavo gelosia nei confronti dei ragazzi che le ronzavano intorno ma ingoiavo il boccone e andavo avanti.

Faticavo a parlarne con lei, ma i nostri atteggiamenti, con gli occhi più maturi di oggi, erano fraintendibili e effettivamente border line.

Ci cercavamo, ci chiudevamo in Noi, volevamo sempre e solo le attenzioni l’una dell’altra.

A 15 anni ci fu un bacio, un meraviglioso bacio che scombussolò ogni cosa.

Sia in me che in lei. Ma anche in mia madre.

Già, mia madre. Mia mamma è sempre stata una ficcanaso e ci mise ben poco a scoprire i nostri bigliettini e dediche d’amore. Poi si sa, le mamme sanno sempre tutto anche se a volte fanno finta di niente, e così lei aveva capito dal primo istante quello che stava succedendo.

Eppure non ha mai fatto niente. Mai un minimo approccio per chiedermi come stessi e cosa stessi vivendo. Anzi, molto spesso litigavamo per cose molto futili, come se lei avesse bisogno di sfogare del nervosismo contro di me. 

Con la mia “migliore amica” non è durata molto ma da quel momento ho capito che mi innamoravo delle ragazze, come me. Mi ci trovavo meglio, soprattutto a livello mentale.

Mamma, da buona ficcanaso, ha continuato a scoprire ogni cosa. E spesso mi arrabbiavo pure perché non trovavo giusto che lei sapesse della mia vita privata in questo modo.

Eppure non mi sono mai imposta in maniera categorica a questo suo modo di fare, forse perché così era più semplice anche per me che non avrei  dovuto affrontare la “confessione”.

Ma quel suo modo di fare, i suoi continui sguardi mi hanno fatto vivere una buona fetta della mia vita con la sensazione di essere sbagliata.

Vivevo serenamente tutta la giornata, ma poi quando tornavo a casa e mettevo la testa del cuscino pensavo che stavo sbagliando tutto. E non era difficile arrivare a questo pensiero.

Le mamme, di solito, sono le persone che ci amano di più in assoluto e che vogliono il nostro bene.

E se lei mi diceva che avevo sbagliato e che sbagliavo, perché non dovevo crederle?

Ci ho messo anni per capire. Anni in cui spesso mi sono limitata nella sfera privata e soprattutto anni in cui mi sentivo sempre in difficoltà e come se dovessi nascondere una cosa molto brutta.

Ho iniziato il mio percorso di psicoterapia che mi ha cambiato la vita perché finalmente mi ha aperto gli occhi e fatto capire che non c’era nulla di sbagliato in me e nel mio modo di Amare.

E anche se tutti me lo dicevano anche mille volte al giorno, la consapevolezza di cui avevo bisogno l’ho avuta solo durante il mio percorso e con i miei tempi.

Ho capito che mamma non ha sempre ragione, che anche lei è umana e questo significa che ha i suoi pregi ma anche i suoi difetti. Ho capito che mamma viene da un contesto e da una generazione che hanno vissuto l’omosessualità in un determinato modo e che non è vero che non mi ama se non lo capisce ma è un suo limite che ad oggi, mi rendo conto, prova a smussare.

Per anni sono stata arrabbiata con lei perché mi giudicava invece di vivere con me questa consapevolezza. Perché ho sempre pensato che anche a me ha “sconvolto” questa scoperta e quindi lei avrebbe potuto fare di più magari chiedendomi a 15 anni come stavo e non urlando che non potevo frequentare la mia migliore amica.

Non sarebbe cambiata la mia sessualità, ovviamente, ma sicuramente sarebbe cambiato il mio stato d’animo in quegli anni difficili in cui mi sentivo inappropriata e peccatrice.

Io l’ho perdonata mamma per questi suoi “errori” e da quel momento la mia vita è cambiata, di nuovo, e sono finalmente serena.

G. Donna – 32 anni

Approfondisci

Devi essere connesso per inviare un commento.
 

1 Commento. Nuovo commento

  • L’esperto risponde
    Vittoria Vigo
    Psicologo/Psicoterapeuta
    17/06/2021 16:45

    Cara V.,

    la tua storia mette in risalto due punti fondamentali: 

    Il nostro benessere psicologico passa attraverso l’accettazione di noi stessi. E questa non è affatto una cosa semplice. Ognuno di noi ha bisogno del suo tempo;
    La relazione con i genitori, nel tuo caso tua madre, è una delle relazioni più complesse della nostra vita. Questo accade poiché il genitore deve fare i conti con il figlio che cresce e che avrà sempre meno bisogno di lui. In più dovrà man mano rinunciare all’idea del figlio “immaginato”, per incontrare il figlio “così com’è”. Questo significa che dovrà fare i conti con la realtà e rinunciare ai progetti e alle aspettative riposte su di lui.

    Tu hai avuto la forza di “perdonare” te stessa e i tuoi genitori!

Approfondimenti
Menu