Disabilità e Malattia, Essere Atleta
3 min

Ricominciare a… vivere

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Ascolta la voce di E. – protagonista di questa storia di vita.

 

Ho trascorso i miei primi 28 anni di vita dividendomi tra sport, amici e famiglia.
L’ho fatto sempre di corsa, sentendomi spesso invincibile ma assaporando ogni emozione e momento.

Ma quando meno te l’aspetti la vita ti sorprendere e tu non puoi farti trovare impreparato.

In quel periodo giocavo in seria A di pallanuoto e nel frattempo completavo gli studi universitari: insomma ero nel pieno della mia carriera sportiva e professionale e non potevo permettermi nessun tipo di frenata. 

E invece una stupida caduta col motorino e mesi e mesi di dolori dopo mi hanno fatto capire che c’era qualcosa che non andava e così alla vigilia del mio 29esimo compleanno ho scoperto di avere l’artrite psoriasica che mi ha portato ad allontanarmi dalla piscina, dalle amicizie…dalla mia vita. 

Mi sentivo intrappolata in una condizione che non mi apparteneva e ogni giorno, quando mi svegliavo, speravo fosse stato solo un brutto sogno. E invece si ricominciava da capo: dolori, rinunce, perplessità.
La sera andava meglio ma solo perché il mio corpo era pieno di medicine e così ho cominciato a vivere con la paura di addormentarmi perché non avevo voglia di risvegliarmi in un corpo che non sentivo mio.

E così ho cominciato a vivere notti insonni passate tra una sigaretta e pane con la nutella. Il tutto, accompagnato con la peggior cosa che si possa fare: sentirmi un medico e cercare di trovare soluzioni per la mia patologia fatte in casa. 

In questo limbo in cui confondevo la notte con il giorno, non riuscivo a vedere uno spiraglio di luce e avevo paura che potessi perdere tutto, da un momento all’altro. 

Pensavo “se il mio corpo mi sta abbandonando così, può farlo ancora… e ancora… e ancora”.
Ovviamente ne parlavo pochissimo perché sentivo che parlarne l’avrebbe fatto diventare ancora più reale.
Tutto questo periodo di stallo è durato qualche mese ma se mi ci fermo a pensare sembra essere stata a tratti un’eternità ma anche solo “una parentesi di una mezz’ora”.  

Da allora la mia vita è cambiata di nuovo, ma stavolta finalmente nel modo giusto. 

Ho capito che dovevo reagire e che se non avessi trovato dentro di me la forza e le giuste motivazioni, nessuna terapia mi avrebbe mai fatto effetto. Ho capito che dovevo accettare questo mio cambiamento e che poteva essere una cosa “normale” far i conti con i miei limiti e renderli un’opportunità di miglioramento. 

Ho iniziato un percorso di terapia psicologica che all’inizio mi sembrava una follia e invece è proprio lì che ho trovato il coraggio, la forza e la voglia di ricominciare. Sia ben chiaro, sono riuscita a cambiare rotta perché lo volevo e perché il coraggio, la voglia e la forza le avevo già dentro di me… avevo solo bisogno di scoprirlo e la terapia mi ha aiutato a farlo. 

Questo è stato il mio momento di svolta, quello in cui ho cominciato a vedere uno spiraglio di luce e ho capito che stavo andando nella giusta direzione. 

Ovviamente la strada verso il mio cambiamento non è stata senza ostacoli, deviazioni ed errori ma pensandoci anche quando devo andare in qualche posto senza navigatore mi perdo e quindi perché arrabbiarsi così tanto quando stiamo provando a far qualcosa di molto importante per noi?

Io ho vinto la mia battaglia e non perché sono tornata a camminare o giocare a pallanuoto (anche se l’argento ai mondiali master è davvero bellissimo) ma perché ho deciso di amarmi.

E devo ammettere che oggi ho una consapevolezza molto più profonda di ogni cosa che vivo, provo, sento. 

Non mancano i momenti di sconforto, quello è ovvio. Ma non mancano i successi per avercela fatta, di nuovo. E quelle sensazioni, quelle emozioni… sono bellissime. 

 

E. 32 anni – donna

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2 Commenti. Nuovo commento

  • L’esperto risponde
    francesca gottofredi
    Psicologo/Psicoterapeuta
    03/02/2022 12:51

    Gentile E,
    grazie per aver condiviso con noi una storia così importante.
    Questa ci insegna come, alle volte, non sempre, ma spesso, ci possa esser il momentaneo bisogno di sostegno esterno. Pur se ciò non significa perder battaglie, al contrario, significa scegliere un esperto per aiutarsi a vincerle.
    Allontanarsi dal contorno sociale e dalle amicizie non è facile, mette in crisi. Devi ritenerti davvero soddisfatta per il lavoro svolto.
    Ti auguro il meglio.

  • L’esperto risponde
    Francesca Pezzoli
    Psicologo/Psicoterapeuta
    17/06/2021 17:02

    Cara E.,

    la tua storia ci offre un argomento di discussione molto articolato ed interessante: l’interruzione forzata di una carriera sportiva agonistica a causa di una malattia autoimmune. Il tuo allontanamento necessario dal mondo dello sport avviene innanzitutto dopo un evento fortuito, come la caduta dal motorino e senza nessuna previsione di sorta. Quindi, non solo hai dovuto affrontare il “lutto” della fine di qualcosa che era la tua passione e su cui, senza dubbio, hai costruito la tua persona e i tuoi interessi, ma ti sei anche allontanata dall’ambiente e dalle amicizie che fino a quel momento avevano costellato la tua vita (isolamento sociale).

    Quando una persona vive un’esperienza di questo tipo, c’è un aspetto molto forte e difficile da accettare: il dolore cronico, su cui si basano tanti aspetti della propria giornata, ma soprattutto del proprio umore.

    Nel tuo caso, da vera guerriera e soprattutto da chi è abituato a combattere per vincere, ad un certo punto è scattato qualcosa: probabilmente grazie alla psicoterapia e, senza dubbio, grazie alla tua forza di volontà, hai capito che, per accettare quello che stavi vivendo e da cui non ti saresti liberata mai completamente, dovevi iniziare ad amarti e ad amare anche il dolore, che da quel giorno ha iniziato a far parte di te.

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