Sono D. e ho 27 anni. Sono nato e cresciuto a Roma e, fin da piccolissimo, mi ha sempre elettrizzato il lavoro di squadra. Sì, perché vedere uomini con caratteri diversi, competenze differenti, credenze complementari e caratteristiche opposte che si uniscono e creano, parlano, inventano, si scontrano e trovano soluzioni penso sia una delle forze più potenti di questo mondo. L’alleanza tra cervelli, spiriti e corpi diversi basata su obiettivi in comune è una delle ragioni per cui l’uomo è il mammifero dominante sulla terra.
Eppure questo è un principio che uno dei due generi umani, il maschio, non ha mai adottato ed eseguito in uno degli ambiti fondamentali della sua vita: le relazioni.
La sfera delle relazioni è di capitale importanza per ogni individuo sulla faccia della terra che non voglia trascorrere il resto della sua vita su un monte come i druidi di altri tempi.
Prendete come spunto, per l’appunto, i maschi: parlano di tutto, tranne che di relazioni. E per relazioni si intende sia sessuali e/o d’amore che un po’ anche di amicizia. Il maschio è, infatti, schiavo di un retaggio culturale che gli suggerisce che se sta avendo problemi con la fidanzata (o se non riesce a trovarne una) deve cavarsela da solo e non chiedere consigli, non parlare. Magari lo farà, una volta, di sfuggita, con il migliore amico… magari hanno una bella conversazione, fatta di consigli ed aneddoti molto produttivi ed utili ad entrambi (il vero confronto, infatti, è quello proficuo ad entrambe le parti nella conversazione), ma poi finisce tutto lì.
Lui continua ad avere i suoi problemi e a non risolverli (e magari sarà lo stesso anche per l’amico!).
Sono sempre stato convinto, fin da teenager, che il fatto che i maschi non parlino tra di loro è una grande cazzata. Si parla di tette, culi e quant’altro ma non di tempistiche, di valori, di equilibri di coppia, di seduzione e di tanti altri principi eticamente e funzionalmente sempre validissimi. Perché sì, ogni relazione è assolutamente unica e siamo tutti diversi… però sono sempre stato convinto che ci siano poche leggi ma assolutamente valide e solide sempre. I maschi giocano a “chi ce l’ha più lungo”, non devono mostrarsi deboli, devono ostentare virilità… il famoso uomo alfa… poi invece girano l’angolo e si mettono a piangere. Ma questo perché sono deboli o sono inetti? No! O comunque, nella maggior parte dei casi no.
Semplicemente, ci sono molti problemi relazionali perché è una sfera che nessuno ci insegna veramente.
La scuola non ci dice niente (a stento mi ricordo di aver fatto 1 o 2 ore di educazione sessuale, completamente inutili), gli amici sono sulla stessa nostra barca, i genitori un cavolo (al massimo la mamma ti dice di trattare bene le donne e regalargli i fiori e il papà ti fa il fatidico discorso del preservativo). Quindi che alternativa hanno gli uomini che vogliono avere relazioni vere, passionali, frizzanti, interessanti, solide, equilibrate?
O se la sbrigano da soli (e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: tradimenti, rotture, divorzi e chi più ne ha più ne metta) oppure… si alleano. Non ho mai capito perché le donne parlino ore e ore consigliandosi, sfogandosi e raccontandosi aneddoti (forse è l’eccesso opposto e quindi da aggiustare: le donne riescono a parlarne anche 6 ore di fila) mentre i maschi no. Al massimo si sente un “stai scopando in questo periodo?” “si/no” di finta durezza. Gli uomini dovrebbero cambiare. Evolversi.
Dovrebbero parlare ed ascoltarsi. Dovrebbero imparare ad ascoltare le donne molto di più. Hanno tanti strumenti a disposizione per avere relazioni migliori ma non li usano. Sono convinto che lo strumento principale sia il confronto e la condivisione proattiva. Per questo, ho trovato una soluzione creando un gruppo online, con accesso gratuito, che ha proprio questo obiettivo: dare la possibilità a maschi di tutte le età di parlare di relazioni, darsi consigli, raccontarsi aneddoti e “contaminarsi” con le loro esperienze. Ecco come ho provato a porre una soluzione al mio problema. Solo così mi sono reso conto che il mio successo personale e relazionale non si basa attualmente sui tanti amici che ho in tutto il mondo e sulle donne che ho amato, ma sull’aiutare gli altri ad aiutarsi e a crescere, grazie al supporto di persone che sono nella stessa condizione.
D., Uomo – 27 anni
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Caro D.,
la tua storia mi colpisce particolarmente poiché il tuo malessere l’ho riscontrato spesso in tanti ragazzi e uomini che si sono rivolti a me. La maggior parte di loro era appena un adolescente e il più delle volte il motivo per cui richiedeva un colloquio con la psicologa era proprio per quel senso di solitudine che provava nel non riuscire a trovare qualcuno con cui confrontarsi o semplicemente raccontare i propri problemi relazionali. Molte volte mi sono sentita coinvolta dall’enorme sensibilità che ho avuto “l’onore” di toccare con mano, da ragazzi che avevano numerose resistenze a mostrare le proprie fragilità, proprio per paura di sentirsi giudicati come “poco virili” e di conseguenza poco uomini. Molti di loro infatti hanno poi confermato la mia idea iniziale, cioè che sono riusciti a lasciarsi andare e ad abbattere le proprie resistenze proprio perché davanti a loro c’era una donna e non un uomo e che quindi la presenza femminile gli ha permesso di sentirsi meno giudicati e più accolti nel mostrare le loro fragilità.
Questa è una questione fondamentale: la prima cosa che domando a chi mi chiede di iniziare un percorso di psicoterapia è il sesso del terapeuta, poiché credo ci si debba sentire a proprio agio per parlare di cose intime. Attualmente non ci sono ricerche scientifiche che confermino o meno l’influenza del genere del terapeuta, ma credo che la prima scelta da fare all’inizio di un percorso sia capire se vogliamo rivolgerci ad un uomo o ad una donna. Spesso accade che, dopo poco, questa scelta iniziale perda di importanza poiché quello che avviene durante la psicoterapia è un “semplice” incontro tra due persone, che prescinde dal sesso dei due soggetti.
Ciò che D. osserva, nella sua storia, è una carenza di Anima nell’incontro tra gli uomini, o, meglio, una forte difficoltà a contattare questa parte della propria personalità, soprattutto quando ci si trova in gruppo, dove accade che questa parte venga completamente negata se non addirittura derisa.
La tua decisione di creare uno spazio online al maschile in cui sia possibile confrontarsi e “contaminarsi” sembra un ottimo inizio per abbattere la prima barriera della comunicazione di queste parti che è quella della vergogna ed esprime appieno il tuo bisogno di “fare squadra” con altri uomini.
Utilizzare un gruppo come luogo di espressione e confronto, che faccia da specchio, sembra un primo passo per esplorare le proprie parti negate e confrontarle con quelle degli altri uomini presenti nel gruppo.